La mia intervista al sito Inchiaroscuro

Salve Francesco, benvenuto su inchiaroscuro.com . Si presenti ai nostri lettori.

Grazie per l’accoglienza. Sono napoletano, mi piace scrivere e mi piace che qualcuno apprezzi il mio modo di farlo. Amo anche altre cose come i fumetti, recentemente ho disegnato una storia a fumetti per una mostra tenutasi in una galleria d’arte. L’ho fatto per divertimento, ma è stata una bella esperienza.

Quando e come è nata l'idea del suo romanzo?

Capitò alcuni anni fa sul blog. Stavo scrivendo un post sulla mia città e mi si presentarono davanti agli occhi degli scenari napoletani che sembravano perfetti per un romanzo. L’idea di base era basata su un ritardato mentale innamorato di una donna bellissima e colta che definiva la sua fidanzata, anche se lei neanche lo conosceva. Tutto il resto è stato costruito attorno. Il personaggio poi l’ho chiamato Giggino e devo dire che mi è venuto quasi come lo immaginavo.

Cosa l'ha ispirata per la trama?

Un giorno mi trovo a camminare per Napoli centro e vedo uno di questi vicoli scuri, belli, stretti, con motorini modernissimi parcheggiati accanto a bassi carichi di napoletanità. Mi chiedo se in un vicolo così cupo ci si possa innamorare. Rispondo di sì, ma forse sarebbe un amore particolare pieno di ombre partenopee.

Per i personaggi ha preso spunto dalla realtà o sono frutto della sua fantasia?

Sono di fantasia, ma a Napoli ci si accorge presto che niente è totalmente frutto di fantasia e soprattutto che la fantasia quasi mai supera la realtà.

"Napulammore" è il suo secondo romanzo. Com'è andata l'avventura della pubblicazione?

Mi è piaciuta molto la parte della pubblicazione del libro. Me lo sono impaginato e corretto da me. E sfruttando la mia antica conoscenza di fumettista ho disegnato pure la copertina, che raffigura un particolare di un palazzo di via San Gregorio Armeno. C’è stato qualche ritardo nella pubblicazione, ma sono cose che capitano.

Quale riscontro ha trovato nei lettori?

Chiaramente ho venduto poco, non disponendo dei potenti mezzi di promozione di un a grossa casa editrice. Ma tra i miei lettori c’è stato pure chi ha dichiarato di essere rimasto sveglio fino a notte fonda preso dalla storia. Non riesco a immaginare complimento migliore per uno scrittore.

Nel 2008 ha pubblicato il romanzo “Atto d’amore” per la Graphe.it . Ci racconti del suo esordio letterario.

Scrivevo sul blog di Tiscali con un certo gradimento di pubblico, quando mi contatta una signora, Mariella Calcagno, che si qualifica come direttrice editoriale della graphe.it. Dice che le piace il mio modo di scrivere e mi chiede se avevo un romanzo da farle leggere. Avevo un racconto lungo che mi sembrava fare al caso suo. Lo sviluppai, lo modificai, creai una nuova ambientazione partenopea e glielo recapitai. Le piacque e lo pubblicò. E’ un romanzo duro che ha turbato più di una persona, ma fortunatamente è piaciuto pure molto.

Come e dove possiamo seguire l'evolversi della sua carriera di scrittore?

Questa è una domanda difficile. Scrivere un romanzo è un’operazione impegnativa e lunga che necessita di serenità esistenziale e soprattutto economica, situazioni, soprattutto la seconda, non facili da raggiungere nella mia città. Però so che scrivere è la mia vita e spero di tornare a farlo presto sulla lunga distanza del romanzo. In ogni modo ho un blog, L’ultimo uomo sulla terra, e chi vuole seguirmi può farlo lì.

Dove e come si possono reperire i suoi romanzi?

Napulammore si può prenotare dal sito della Boopen, dopo una veloce iscrizione, esattamente a questo indirizzo:

http://www.boopen.it/acquista/DettaglioOpera.aspx?Param=15552&NClick=59

Chi non riuscisse a fare così, che rimane il modo migliore e più sicuro, può richiederlo in libreria.

Atto d’amore credo sia uscito di produzione, ma si può contattare il sito della graphe.it per vedere se ne sono rimaste delle copie.

Progetti futuri?

Solo uno: scrivere. Cioè avere la serenità per farlo. Un saluto e un ringraziamento a tutti i lettori di questa intervista.

Il commento di sergio berto

Ho finito da poco di leggere il suo secondo libro: “Napulammore”. Un gioiellino di 181 pagine che consiglio a tutti. L’approccio è totalmente diverso dalle centinaia di libri che ho letto nella mia vita, i personaggi sono di carne e sangue e le loro vicende intrecciano fantasia e realtà in un modo talmente vivo e inusuale da lasciare con il fiato sospeso e la voglia di continuare a leggere per cercare di capire il perché di certe inesplicabili situazioni. Non è un “giallo” , ma di questo ha la trama e la inaspettata conclusione che svela molti misteri. Strani, stranissimi i personaggi, dalla incredibile Annarella con la sua ricerca di morte, allo svampito Giggino, personaggio chiave che, pur essendo apparentemente e inesplicabilmente lo “scemo del villaggio”, rivela incredibile doti di saggezza e di coraggio. E intorno a loro una massa variopinta di personaggi che spazia dai bassi malavitosi di una certa Napoli ai palazzi sontuosi della “Napoli bene”.

Non fate come me, ho cominciato a leggere alle 11 di sera e alle 4 del mattino ho dovuto malvolentieri smettere di leggere e decidermi a dormire poiché alle 10 avevo appuntamento col dentista. Dannato Francesco! Ha scritto un libro che ti prende e non ti dà respiro!

http://sergioberto.blog.tiscali.it/

La recensione di Bera05

L’amico Berardo ha fatto una recensione al mio romanzo. Ecco l’inizio:
Napulammore un libro di un napoletano che attraverso tre storie parallele esprime molto bene il carattere di questa città, di questo popolo (Napulanità!)
Pennellate di una umanità varia che si snoda nei mille vicoli di Napoli e nei mille vicoli dei sentimenti umani.
La recensione completa è qui.

Intervista a Caffenews

Ecco la mia intervista a caffenews:
http://www.caffenews.it/cultura/15648/intervista-a-francesco-cinque-autore-di-napulammore/

Napule è mille culure

imageA tutti noi è capitato di amare e odiare nello stesso tempo una cosa. Può essere stata una donna, un amico, una casa. Io ho detestato spesso la mia città, Napoli, ma poi all’improvviso mi è capitato di amarla e soprattutto di ammirarla. Non credo che Napoli sia cambiata nel profondo da quando la conosco, cioè da sempre, quindi devo essere cambiato io o il mio modo di percepire il luogo in cui vivo.

Il secondo estratto dal romanzo

IMG_1182Come ho detto sotto, tempo fa preparai tre estratti dal mio romanzo Napulammore per tentare di interessare alcuni direttori editoriali. Ecco il secondo:

Giggino alla sua bancarella a Mezzocannone. Dopo essersi contentato per anni di rimirare da lontano l’oggetto della sua venerazione, per nulla contrariato dall’assoluta indifferenza da lei dedicatagli, Giggino decide di parlare per la prima volta ad Adele mentre le sfila davanti come al solito senza degnarlo di attenzione. Giggino ritiene probabilmente quella l’ultima occasione di parlare alla “’nnammurata” sua prima dei fatti gravi che stanno per accadere e non vuole lasciarsi scappare l’occasione. La sua decisione provoca una notevole animazione in quel lembo di Napoli, torme di curiosi affluiscono da ogni dove assiepandosi intorno alla bancarella: insomma si capisce che in quel sonnacchioso angolo partenopeo accade qualcosa ai limiti dell’eccezionale.

Giggino disse o meglio cercò di dire in mezzo ai balbettii e ai mugugni che accompagnavano il suo eloquio che l’amore è un sentimento bisognoso di uno spirito disinteressato. L’amore è al di là dei calcoli. L’amore non chiede niente in cambio, solo il bene della persona amata. Lo dimostravano soprattutto i cavalieri senza macchia e senza paura di cui aveva sentito parlare ai tempi della scuola. Cuori nobili che mettevano la loro spada al servizio di una dama senza chiedere nulla in cambio. Aveva sentito parlare di un cavaliere antico pure in una canzone cantata da Franco Ricciardi o forse Mimmo Dani, c’era pure la principessa in quella canzone, forse la faceva Ida Rendano o magari Emiliana Cantone, va’ a capire, e sia il cavaliere che la principessa non cantavano in napoletano perché gli amori dei cavalieri erano troppo seri per esprimerli con la lingua di Pullecenella. Ma che stava dicendo? Ah sì, parlava dei cavalieri innamorati, gliene aveva parlato pure una sua maestra delle elementari, la signorina Giovanna, una che piangeva per le poesie romantiche dei tempi di Dante, ma che ti lasciava le cinque dita in faccia se osavi farti beffe delle sue idee sull’amor cortese. La signorina Giovanna parlava di cavalieri e poesia come se si aspettasse da un momento all’altro che sotto casa sua parcheggiasse un destriero focoso cavalcato da un Lancillotto con un mantello rosso e uno spadone più grosso e affilato del coltellaccio del chianghiere della zona, come se fosse normale che un eroe andasse a chiedere la mano di una maestrina elementare nemmeno tanto bella che aveva come massimo pregio quello di stampare cinque dita rosse sulle guance degli alunni scostumati che osavano ridere dei suoi racconti sull’amor cortese. Lui adesso poteva pure essere mezzo scemo, disse o cercò di dire Giggino, ma all’epoca gli scemi erano gli altri e lui si beveva tutte le parole della signorina Giovanna, aveva pure fatto una relazione su re Artù, forse per dimostrare che era intelligente o forse perché sotto sotto era innamorato della signorina Giovanna. O forse non era innamorato davvero della signorina Giovanna perché nella relazione scolastica aveva scritto che quando vuoi bene sul serio a una donna sei disposto ad affrontare un drago di quelli veri e grossi e con il fuoco che gli esce di bocca. No, lui non avrebbe affrontato un drago per la sua antica maestra delle elementari, questo se lo ricordava bene e questo dunque significava che non era realmente innamorato della signorina Giovanna. Perché una cosa Giggino aveva capito sull’amore, quando sei davvero innamorato, quando il tuo cuore fa il pazzo per qualcuno tu il drago lo affronti, anche a costo di morire, perché l’amore è più forte di qualsiasi drago.

Un estratto dal romanzo

san gregorioPiù di un anno fa scrissi ad alcuni importanti dirigenti editoriali. Pensavo di avere in mano una buona storia e pensavo che se li avessi incuriositi abbastanza da dargli uno sguardo essi, i direttori editoriali, non avrebbero potuto non concordare con me. Decisi che i direttori editoriali, specie se importanti, si sarebbero annoiati in fretta di qualsiasi verbo dei comuni mortali, ma che se si doveva cercare di interessarli bisognava pur dire qualcosa. Calcolai dopo un bel riflettere che due paginette fronte-retro a interlinea uno sarebbero andate bene. Ci avrei messo una sintesi sinteticissima del mio romanzo, un altrettanto essenziale curriculum in cui mi sarei presentato come estimatore della Napoli vicolesca croce e delizia di noi che ci viviamo e infine tre estratti del mio romanzo, opportunamente adattati alla bisogna. Dopo notevoli revisioni, spedii le mie due cartelle fronte retro agli importanti direttori editoriali. Ma o perché le lettere non giunsero mai all’attenzione degli alti destinatari o perché vi giunsero senza causare attenzione, nessuno si fece vivo. Per un po’ la cosa mi turbò. Poi riflettei che pure i direttori editoriali, per quanto potenti e stimati, appartengono al genere umano. E il genere umano, si sa, non è infallibile. Questa è una scena del primo capitolo.

Annarella e Giggino in uno scantinato di Montesanto. Giggino ha appena salvato la vita ad Annarella, mettendo in fuga l’ultimo suo cliente di sesso violento con il quale la sua amica cercava la morte. Annarella però non dimostra riconoscenza e anzi ringrazia il suo salvatore aggredendolo e prendendolo a schiaffi finché non rimane senza forze. Giggino accetta gli schiaffi senza difendersi, e anzi conservando la sua aria da bambino che ha fatto una marachella passibile di punizione. Come per farsi perdonare, consegna alla sua poco riconoscente amica le molte banconote, aumentate di numero dopo il suo intervento nello scantinato, lasciatele dall’ultimo brutale cliente. Ma…

… quando le porse alla sua interlocutrice, lei piombò in una nuova violenta crisi di rabbia. Prese una banconota da cinquanta euro e la strappò e lo stesso tentò di fare con le altre prima che il suo compagno le bloccasse le braccia. “Non li voglio, non voglio! Abbruciali tutti!”

“Annare’, nun fa accussì, sono soldi tuoi. E sono assaie, ti possono servire.”

Annarella emise un grosso grumo di saliva tentando di colpire il suo salvatore, ma non riuscendoci a causa della scarsa gittata del suo sputo. “’Ntrunato, ma mi stai a sentire o no? Ma comme cazzo faie a campà con quel tuo un cervello da bambino? Pigliati tutti chisti sordi e buttali nel cesso.”

Dopo un po’ tuttavia si calma e chiede al suo interlocutore, con il ritrovato affetto che gli dedica di solito, come sta quella che definisce la sua ragazza. Per la prima volta dall’entrata in scena, Giggino sorride. Decanta le notevoli qualità fisiche e intellettuali della “’nnammurata” sua e ringrazia Adele per non essere invidiosa, come qualche volta succede alle donne quando se ne vantano altre in loro presenza.

Giggino tirò fuori dal portafogli una foto che mostrò alla sua interlocutrice con orgoglio. Raffigurava una donna dalla bellezza abbagliante, alta, attraente, snella, sembrava una stella del cinema, anche se il suo tailleur grigio manager la qualificava come una donna di affari o tutt’al più come un’avvocatessa. Annarella in effetti sapeva che la donna ripresa nella foto era una delle avvocatesse napoletane emergenti, aveva una rubrica settimanale sul Mattino in cui si parlava di degrado cittadino assistenza alle famiglie bisognose.

“Pare ‘a meglia femmena e Napule. Sei proprio fortunato ad avere una fidanzata così”, disse Annarella riconsegnando la foto della donna attraente.

Ci fu qualche momento di silenzio, mentre Annarella continuava ad aspirare fumo dalla sigaretta e a emetterlo nell’aria inquinata dello scantinato. Quindi Giggino disse lentamente: “Pecché vuo’ murì, Annaré? Non ti piace vivere?"